Opera dei Ciclopi o dell’uomo? Le mura di cinta, o mura ciclopiche, si ergono in vari punti di Cori, e con la loro imponenza raccontano di antiche leggende.
Passeggiando per le strade del centro storico, capita spesso di imbattersi in tratti della cinta muraria, o mura ciclopiche, come le chiamano tutti a Cori. Secondo una leggenda medievale, infatti, quelle pareti di massi enormi non potevano essere opera dell’uomo. Certo dovevano averle costruite i Ciclopi, e qualcuno giurava perfino di averli visti.
Le mura comprendono una cinta esterna, per la difesa, e terrazzamenti interni, necessari per costruire sul terreno scosceso della collina. Furono innalzate in epoche diverse, che si distinguono per la precisione con cui i massi sono incastrati tra loro. La cinta difensiva esterna, senza torri, fu edificata a cavallo tra VI e V sec. a.C., all’epoca dell’invasione dei Volsci. Tra i punti in cui si vedono meglio, via Don Minzoni, poco sopra S. Oliva, via Pelasga, via della Repubblica (Le piètre), piazza Pozzo Dorico.
Le porte di Cori
Le porte d’ingresso a Cori erano tre: porta Signina, porta Ninfina e porta Romana, che, come dicono i nomi, sorgevano rispettivamente sulle vie per Segni, per Ninfa e per Roma. Erano tutte di tipo “sceo”, cioè strutturate in modo da poter attaccare i nemici sul fianco destro, scoperto dallo scudo. Queste porte da sempre danno il nome ai tre rioni in cui è suddivisa Cori, e che oggi si sfidano nel Carosello storico dei rioni.
Le torri difensive
Nel II sec. a.C. furono aggiunte le torri difensive semicircolari, che si vedono ancora qua e là. La meglio conservata si ammira da piazza Signina, ma ce ne sono altre, per esempio a piazza della Croce e lungo via dei Lavoratori. Nel Medioevo a queste si aggiunsero le cosiddette “case-torri” quadrangolari: sparse nel tessuto urbano, servivano a controllare la viabilità ed erano abitate. Ne è un esempio la torre che si trova su via Accrocca, vicino a piazza della Croce.